Biophilic Design: come integrare la natura negli spazi di lusso
Biophilic Design: come integrare la natura negli spazi di lusso Il termine “Biofilia”, derivato dalla
scopri come lo storytelling può aiutare il tuo business
Il cibo, gioia per il palato ma anche per gli occhi, oggi è molto più di una semplice necessità, piuttosto la sua rappresentazione, la sua storia e il modo in cui viene comunicato al pubblico assume un significato fortemente complesso e connotato di estremo simbolismo. Qui tra le faglie dei suoi molti livelli di senso che si colloca l’operato incessante delle agenzie che si occupano di food e beverage e che attraverso le strategie di marketing e lo storytelling non si limitano alla promozione e alla pubblicità di un prodotto, ma raccontano una storia che coinvolge tutti i sensi, dando vita alla fruizione globale di una esperienza che spesso trascende l’atto stesso del mangiare. Il food marketing, infatti, tratta l’esperienza della rappresentazione del “food” nella sua interezza narrativa emotivo più profonda ed è in grado di dare vita a significati di valore e di stimolare l’emozionalità del pubblico a cui è destinata una determinata comunicazione, creando una connessione emotiva profonda che non si ferma al “racconto dei fatti”, così come sono visti, ad esempio, all’interno di uno spot pubblicitario, o letti in uno slogan, ma ripercorrono valori, mission e vision di una determinata realtà aziendale, creando il terreno fertile per cambiare la percezione del cibo e dell’esperienza alimentare nel suo complesso, così da influenzare non solo le decisioni d’acquisto dei consumatori, ma anche il modo in cui questi percepiscono, apprezzano e si relazionano con il cibo.
La saturazione semantica e la sovrabbondanza di informazioni in cui viviamo immersi spesso comporta un totale appiattimento dei tratti distintivi di un brand alimentare, cosa che affatica le scelte dei consumatori, nonché il loro comportamento. Basta entrare all’interno di uno store (fisico o virtuale) per rendersi conto di come effettivamente sono piccolissimi scarti di senso quelli che separano una marca dall’altra. In questo contesto diventa ancora più impellente il poter sviluppare strategie proattive in grado di far emergere in maniera distinta i tratti caratterizzanti di una marchio piuttosto che di un altro. Il food storytelling, ovvero la capacità di “narrativizzare un brand attraverso contenuti coinvolgenti” e relativi a qualsiasi altro aspetto legato al cibo di quel determinato marchio, diventa una modalità profondamente efficace e in grado di trasferire sensazioni, emozioni e valori così profondi da consentire una perfetta adesione e identificazione con il target e di avviare con quello relazioni emotive durature. Chiaramente non parliamo di “semplici storie o racconti”, ma di una capacità altamente creativa nell’uso delle parole e in grado di costruire un viaggio emotivo e un’esperienza coinvolgente e memorabile che renda il consumatore stesso parte di una storia più grande, quella del brand. In questa maniera il food storytelling influisce sulle decisioni d’acquisto così come anche sulla fedeltà alla marca nel tempo.Una storia ben costruita è una strategia di marketing potente ed efficace, in grado di suscitare una serie di emozioni nel consumatore, dalle gioiose reminiscenze dell’infanzia, alla sensazione di far parte di una causa più grande.
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Scriveva Emily Dickinson “Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere” e a dire la verità non possiamo se non darle ragione! Le parole hanno il potere di dipingere immagini vivide nella nostra mente, di evocare sensazioni intense, e di farci rivivere ricordi sepolti e, aggiungiamo, hanno anche la capacità di cambiare la nostra percezione del cibo. Immaginate di assaggiare un pezzo di cioccolato fondente che lentamente si scioglie nella nostra bocca, mentre le sue note amare si fondono con la dolcezza dello zucchero nel nostro palato. Ora immaginate di assaggiare lo stesso cioccolato, ma questa volta, vi viene raccontata la storia di come è stato fatto, delle fave di cacao raccolte a mano dai contadini in una remota piantagione del Ghana, il lento processo di fermentazione e tostatura che ha rilasciato i sapori nascosti, la maestria del cioccolatiere che ha trasformato quei sapori in un tavoletta di cioccolato. Ecco, non avete solo assaggiato il cioccolato, ma avete vissuto la sua storia che racconta di passione, dedizione e sapiente maestria, in grado di intensificare il gusto e di andare oltre il “sapore puro e semplice” del cioccolato, ammantandolo magari associazioni emotive, come la nostalgia che vi lega al ricordo della nonna e delle sue profumatissime torte al cioccolato, confortante familiarità di un passato. Lo storytelling può anche creare un senso di appartenenza e identità, soprattutto quando la narrativa di un brand trasferisce valori e che riescono ad evocare sentimenti di appartenenza e maggiori connessioni con il recupero di determinate tradizioni passate, di radici o culture remote e antiche attraverso l’esperienza e la fruizione di determinati cibi o ingredienti.
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