La sinestesia come strategia di engagement nel food marketing

Cosa si intende con la parola sinestesia? Si tratta di una figura retorica che si utilizza per enfatizzare le sensazioni, le emozioni, e associa due o più sensi insieme nella stessa percezione. Il profumo dei colori, ad esempio, oppure il colore dei suoni, sono due esempi di contaminazioni sinestetiche che hanno un focus ben preciso, oltre all’aspetto poetico dell’immagine: mettere insieme più sensi, combinare più sensazioni nel concetto stesso del marketing.

Percepire insieme input di natura differente sta alla base del fenomeno, e serve a rafforzare il messaggio legato e veicolato al brand, raggruppando  insieme immagini, odori, suoni ed emozioni differenti che consolidano, intensificano, rafforzando la filosofia e la brand identity del marchio. 
È proprio qui che va fatta attenzione: affinché un brand possa affidarsi ad una agenzia food marketing esperta, capace di utilizzare strategie sinestetiche per creare un’esperienza di relazione unica e memorabile.

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Sinestesia:si tratta forse di genetica?

Recenti studi scientifici hanno appurato che alcune persone “vedono con i colori”, nel senso che sono in grado di associare determinate figure, come le cifre e i numeri, oppure le lettere dell’alfabeto, a dei colori. Potrebbe trattarsi di un fattore genetico e di cromosomi, fatto sta che le libere associazioni sono pane quotidiano, e anche lo stesso marketing più sensibile alle avanguardie ne trae beneficio: conoscere attraverso i sensi è divertente e stimolante, coinvolgente e seducente, soprattutto nei campi in cui la percezione e la sensorialità sono fondamentali. Stiamo parlando del settore del food, ad esempio, e di tutto quel caleidoscopio di aspetti che lo contraddistinguono.

La memoria, sorella gemella della sinestesia

La sinestesia, quindi, è continuo oggetto di studio e di ricerche scientifiche e, nonostante si tratti di un fenomeno complesso e ricco di sfaccettature, il mondo del marketing e della pubblicità hanno deciso di trarne un sereno vantaggio per creare un legame e un dialogo ancora più intimo, empatico ed emozionale con i propri consumatori, in questo caso i clienti che frequentano i ristoranti. Il focus è stimolare, attraverso la contaminazione tra sensi, la preferenza di un brand, l’acquisto attraverso il fattore “emotività” (sì, ancora una volta tu chiamale se vuoi… emozioni). Basti pensare alla stimolazione olfattiva e gustativa: esiste una stretta connessione fra odori, profumi, sapori ed emozioni, a causa della struttura del tessuto cerebrale e nervoso che caratterizza la sfera sensoriale dell’olfatto e del gusto, e non a caso si parla di neuromarketing, la capacità di stimolare sensazioni e percezioni, e di attivare i recettori nervosi, con le immagini (cit. Psicologia della comunicazione e Neuromarketing di Vincenzo Russo). Così un profumo può evocare un’emozione, e di conseguenza il ricordo di una persona, ma anche un sapore è un intensificatore della memoria. Cosa c’è di più emozionale della pasta fatta in casa che riporta alla mente le lasagne della nonna e quel ricordo di eterno fanciullino che sempre portiamo dentro di noi?

Gastronomia e musica (confusione di sensi?)

Una celebre campagna pubblicitaria di una nota marca di birra mise a confronto il gusto della famosa bevanda al luppolo con l’associazione stimolata dai recettori nervosi: in pratica, per indagare sul magico potere della contaminazione e commistione dei sensi, si posero dei neurotrasmettitori a dei giovani tester umani che, bevendo una bottiglia di birra come seduti comodamente al bancone del bar, cominciarono a percepire ricordi, sensazioni ed emozioni legati a una precisa colonna sonora. Quindi è possibile collegare la sensazione della freschezza di una bibita a un preciso suono? La risposta è sì e lo conferma, anni fa or sono, la fortunata campagna pubblicitaria di una notissima azienda che associava al gusto della bevanda zuccherina il suono fresco e frizzante del tappo che si svitava! Anche lo slogan recitava un invito sinestetico e, nello specifico, la campagna advertising metteva in libera associazione e a confronto tre immagini, quelle di una bottiglietta, della schiuma e della lattina: la sfida stava proprio nell’associare in maniera del tutto libera, empatica e veloce queste fotografie a tre suoni, e sul finale al twist fresco, effervescente, gassato, frizzante e decisamente stimolante della mitica bevanda. Una challenge che attiva la memoria sensoriale dei consumatori e quella voglia di bere una bibita fresca quando si è assetati, di estate, di ombrelloni e crema solare: più sinestesia di così! 

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La sinestesia nel marketing: un’esperienza immersiva totale

Concludendo, utilizzare la figura retorica della sinestesia in uno spot pubblicitario è utile ed efficace poiché, al di là del legame sensoriale che genera ricordo e memoria, crea un’esperienza immersiva e piacevole nel consumatore, che si sente partecipe e coinvolto in maniera attiva, e non un semplice e mero spettatore. Dalla scelta del packaging dal design a 360°, che coinvolge gusto, tatto, udito e vista, alla campagna pubblicitaria che associa un sapore a un’immagine o a un suono e ne fa narrativa emozionale, la sinestesia non è solamente una risorsa preziosa, ma un’arma efficace per creare engagement con il consumatore, ed è necessario disporre di questo strumento con intelligenza, affidandosi alle migliori agenzie marketing al passo con i tempi, visionarie e ispirate, a cui piace condensare gusti, profumi e suoni per creare un capolavoro!

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