E-commerce di nicchia: strategie per prodotti non-commodity

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Hai mai pensato che, in un mondo dove tutto sembra vendibile in pochi clic, ci sia ancora spazio per qualcosa di diverso? Il cliente non cerca semplicemente l’oggetto, cerca il perché dietro quello che offre il tuo e-commerce. Vuole sapere chi c’è dietro il brand, perché quel prodotto è diverso, perché vale il prezzo. 

Il punto qui non è vendere milioni di unità, ma vendere il giusto, a chi cerca qualità, unicità, e quella promessa che i grandi non possono offrire. Parliamo allora di
prodotti non-commodity, il che significa prima di tutto raccontare una storia, serve restituire un’esperienza. Serve far sentire chi acquista parte di un progetto, non solo di una transazione. Ecco perché gli e-commerce di nicchia non giocano sul volume, ma sulla nicchia, appunto. Cercano chi ha bisogno (e desiderio) di qualcosa di specifico. E devono saper trovare quel pubblico dove già questo vive, per farsi trovare laddove conta. E farlo con tono umano, diretto, competente. Bisogna costruire un percorso che accompagni chi arriva al sito, lo incuriosisca, gli dia prova di valore e lo porti naturalmente a considerare l’acquisto non come un’opzione, ma come un’opportunità. E, soprattutto, non come un oggetto qualsiasi ma qualcosa di scelto con cura.

Non si tratta solo di vendere, ma di farsi scegliere con contenuti che parlano alla nicchia

Partiamo da una considerazione, ovvero che un sito può essere perfettamente ottimizzato, veloce, bello da vedere, ma se i contenuti non parlano con il tono giusto al pubblico giusto, resterà praticamente un contenitore vuoto. E mentre nel commercio di massa, il contenuto è spesso ridotto a una descrizione schematica, nella nicchia, invece, è tutto. È lo spazio in cui si costruisce la fiducia. E, soprattutto, è l’occasione per raccontare ciò che rende quel prodotto qualcosa che vale la pena avere, perché una scelta di stile, gusto, identità. Il contenuto, se ben costruito, diventa proprio per questo un alleato. Ma cosa significa “ben costruito”? Non basta scrivere bene. Serve una strategia. Serve sapere a chi si sta parlando e con quale tono. Serve raccontare sensazioni, micro-esperienze d’uso col prodotto, tutto questo aiuta il potenziale acquirente a immaginarsi già dentro quell’universo. E questo è il primo passo per farlo convertire.

Poi bisogna considerare che ogni nicchia ha il suo linguaggio. Le sue parole. Le sue immagini. E queste vanno studiate con cura, osservando proprio dove vive quel pubblico, come comunica, quali contenuti condivide e commenta. Il punto di partenza è sempre
l’ascolto. Ogni contenuto rintracciato diventa un piccolo strumento di orientamento. Ogni contenuto deve costruire una relazione, non solo informare. E quella relazione deve durare nel tempo. E poi c’è il tono. Perché il tono giusto, in una nicchia, vale quanto il contenuto stesso. Deve saper essere professionale, certo, ma mai distante. Chi acquista in una nicchia ha spesso già delle competenze e apprezza chi non semplifica tutto per renderlo vendibile. Chi sa parlare la sua lingua, insomma. Senza effetti speciali. Senza slogan vuoti. Un dettaglio che spesso fa la differenza è poi l’autenticità. Le persone si accorgono subito se un contenuto è costruito in modo finto, se cerca di imitare toni non naturali o se nasconde un intento troppo promozionale. Costruire contenuti per un e-commerce di nicchia, dunque, non significa soltanto riempire spazi, ma creare una casa accogliente per chi sta cercando esattamente ciò che tu hai da offrire. E chi saprà farlo con costanza e coerenza si accorgerà che, anche senza grandi budget, i clienti arrivano. Restano. E tornano.

Costruire una community autentica per far crescere l’e-commerce anche senza investimenti

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project by MediaticaComunicazione

C’è una cosa che i numeri non dicono subito, ed è che a fare la differenza non è solo il traffico, ma la relazione. Nel caso degli ecommerce di nicchia, spesso è proprio la qualità del legame con la community a determinare il successo. Il punto è che la community non nasce per caso. Va costruita con coerenza e soprattutto non è qualcosa che si imposta una volta per tutte e poi si dimentica. È un processo lungo, fatto (come abbiamo anche anticipato) di ascolto continuo e di contenuti che non cercano solo ed esclusivamente di vendere. È un rapporto reciproco, un equilibrio tra dare e ricevere, tra ciò che il brand racconta e ciò che gli utenti condividono. E quando funziona, diventa la forma di marketing più potente che esista. Non è misurabile solo con i dati, ma si percepisce. Si sente nei commenti, nei messaggi diretti, nei feedback sinceri. E, soprattutto, si riflette negli acquisti ripetuti.

Un errore comune è pensare che le community vivano solo sui social, ma in realtà può vivere ovunque ci sia scambio, persino una newsletter ben scritta può diventare un luogo di conversazione, come un gruppo Telegram o una sezione commenti attiva sul blog possono essere spazi preziosi. L’importante è, lo ribadiamo, la capacità di saper costruire e offrire davvero valore. 
Bisogna poi coinvolgere i pubblici, invitare a partecipare, a commentare, portare idee e suggerimenti, a raccontare il proprio punto di vista. Le persone vogliono sentirsi ascoltate. Vogliono avere voce. E chi sa valorizzarle fidelizza, ritrovando le persone come ambasciatori spontanei del brand. 

La community è anche il miglior terreno per testare nuove idee, capire l’efficacia di una idea, di un prodotto. Condividere questo genere di contenuti rende la community partecipe del processo di creazione del prodotto stesso. È un investimento che non si misura in euro, ma in fiducia.
Naturalmente, tutto questo richiede tempo e non si può sparire per settimane e poi aspettarsi che qualcuno risponda, e non bisogna neppure pensare che basti il prodotto a “parlare”. E magari è anche vero, ma se nessuno lo racconta nel modo giusto, rischia di restare invisibile. E allora tanto vale impegnarsi nel creare un racconto, una voce, una comunità che sappia amplificare quel messaggio.
Non serve avere decine di migliaia di follower. Basta avere cento persone davvero interessate. Che aprono le mail, che commentano i post, che aspettano il prossimo prodotto. Che conoscono il marchio. E che, soprattutto, sentono che il brand conosce loro.

Dare forma a un’identità forte in un mercato che corre

Chi lavora in una nicchia sa bene che la relazione col cliente si costruisce in punta di piedi, ma si consolida con la costanza. Non serve parlare a tutti. Basta trovare chi è davvero in sintonia. Chi cerca un prodotto perché risponde a un bisogno preciso, a un gusto ben definito, a un’esigenza che non si risolve in un click qualunque.

I colossi dell’online puntano sulla scala, sulla disponibilità immediata, sull’automazione estrema. Ma nel farlo, perdono a volte quella componente relazionale che per un piccolo brand può diventare il vero vantaggio competitivo. In questa prospettiva, la differenziazione rispetto ai grandi player è per l’appunto una necessità concreta oltre che strategica. Chi gestisce un e-commerce di nicchia può permettersi di essere più vicino, più umano, più presente. Può raccontare una storia, rispondere in prima persona, personalizzare l’esperienza. Può, in sintesi, essere più autentico. E oggi, l’autenticità è la valuta che vale di più. Non si tratta di “battere” la concorrenza, ma di occupare uno spazio diverso. Uno spazio che magari è più stretto, ma anche più stabile. Dove i clienti non arrivano per caso, ma perché condividono una visione. Dove ogni prodotto venduto è il risultato di una relazione costruita nel tempo. Dove il brand non è solo una vetrina, ma una presenza che accompagna, che ispira, che rassicura.

Per fare questo, tuttavia, non sempre basta la buona volontà. Serve competenza. Serve un progetto. Serve, a volte, anche il supporto di un partner che sappia guidare il marchio nella costruzione di un’identità coerente, riconoscibile, solida. Qualcuno che non si limiti a “fare marketing”, ma che comprenda la delicatezza del posizionamento, il valore di un racconto ben strutturato, l’importanza di scegliere i canali giusti per farsi conoscere senza snaturarsi. 
E chi riesce a sostenere coerenza nel tempo, anche senza grandi budget pubblicitari, spesso scopre che la nicchia, se ben coltivata, non è affatto un limite, ma  un’opportunità per crescere in modo stabile. E senz’altro in maniera duratura.

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