Come promuovere un corso online senza investire in ads
Come promuovere un corso online senza investire in ads Chi ha creato un corso online
Chiunque si occupi di diritto sa bene che il rapporto con i clienti nasce e si consolida su basi delicate e che sono serietà, competenza, rispetto. È per questo che quando si parla di marketing applicato agli studi legali il terreno diventa scivoloso. Non si tratta semplicemente di promuovere un servizio come accade in altri settori, perché qui anche come “lo si dice” diventa parte della reputazione di un avvocato o di un intero studio.
Non sorprende, allora, che molti professionisti guardino al marketing con diffidenza, anche perché probabilmente, il timore è sempre lo stesso, quello cioè di risultare invadenti, poco credibili, o addirittura trasformarsi in pratiche comunicative che somigliano troppo a spam. È un timore comprensibile, ma non deve trasformarsi in rinuncia. Il marketing legale, infatti, non è incompatibile con l’etica della professione e addirittura diventa uno strumento per chiarire la propria identità, per rendere visibile la competenza, per farsi trovare dalle persone giuste nel momento in cui hanno davvero bisogno. È una questione di equilibrio oltre che di sensibilità. Da un lato, l’esigenza concreta di acquisire nuovi clienti; dall’altro, il dovere deontologico di comunicare con sobrietà, mantenendo intatta la credibilità della professione. Ma proprio in questa tensione sta l’opportunità.
Il diritto non è un prodotto da scaffale questo è in assoluto un assioma. Il rapporto tra cliente e professionista si regge su un principio che va ben oltre la logica della compravendita e che riporta ad una questione di fiducia. Questo elemento intangibile rende il marketing legale una disciplina a sé, con regole proprie e una sensibilità molto diversa.
Basta osservare il comportamento di chi cerca un avvocato. Nessuno lo fa per curiosità o intrattenimento… ci si rivolge a un legale quando c’è un bisogno reale, spesso urgente, legato a problemi personali, professionali o patrimoniali che incidono direttamente sulla vita e la sua qualità. È una scelta che porta con sé paure, dubbi, speranze. Per questo, se il cliente percepisce che dietro la comunicazione c’è più interesse a “vendere” che a comprendere, si allontana. Questo non significa che il marketing legale debba essere assente o invisibile. Ma lo si deve fare in modo diverso. L’avvocato comunica non solo promuovendo se stesso, ma rappresenta un sistema di valori, un’etica professionale. E meno che mai l’utente può venire inseguito da annunci ovunque navighi. Recensioni, articoli, contenuti informativi, interventi qualificati nei media digitali hanno un peso enorme, perché trasferiscono online quel meccanismo di fiducia che una volta si costruiva solo con la voce dei clienti soddisfatti. Un potenziale cliente oggi non si limita a chiedere un consiglio a conoscenti e va su Google, legge i profili LinkedIn, esplora il sito dello studio, controlla le testimonianze. Ogni dettaglio concorre a formare un’impressione complessiva che decide se ci sarà o meno un contatto. C’è chiaramente un limite con cui però la comunicazione si scontra ed è l’etica, la deontologia di una professione e per la quale non è possibile poter dire liberamente, ma farlo all’interno di recinti, rispettando quindi una cornice etica. E se in altri settori il marketing gioca spesso sul desiderio, sul bisogno indotto, sull’emozione immediata, nel diritto il punto di partenza è sempre quel bisogno reale, per il quale la comunicazione, dunque, deve essere progettata per accompagnare, deve cioè rassicurare, deve informare, non confondere. È un lavoro che richiede tempo, costanza e coerenza. Non esistono scorciatoie, perché la fiducia non si costruisce in un secondo. Un ulteriore aspetto distintivo è la centralità della relazione personale, perché il diritto, alla fine, non è mai un fatto astratto, ma è sempre la storia di qualcuno. Ed è in questo incontro tra storie personali e competenza giuridica che si trova la verità del marketing legale.
Cosa vuol dire, allora, fare marketing per uno studio legale? L’avvocato ha sicuramente una urgenza, quella di farsi trovare da nuovi clienti. Questa offerta professionale, però, non deve mai scivolare nel rischio di sembrare troppo insistenti. Quali strumenti e strategie può dunque adottare uno studio legale per generare lead qualificati senza perdere autorevolezza?
Sicuramente bisogna partire proprio dall’origine, dal contenuto. Produrre testi, video, webinar che abbiano un reale valore informativo. Il potenziale cliente non cerca un avvocato generico, ma qualcuno capace di comprendere il suo problema specifico e di spiegarlo con chiarezza. Per questo, un blog dello studio che affronta casi concreti, che illustra le implicazioni di una normativa recente, che traduce in linguaggio accessibile temi complessi, diventa una calamita naturale per lead qualificati. Non attira curiosi, ma persone che hanno già un interesse reale. Accanto ai contenuti editoriali, anche il sito web dello studio riveste un ruolo cruciale, in quanto deve essere pensato come un luogo di orientamento, dove un visitatore che vi arriva possa trovare il percorso immediato e reperire le informazioni necessarie, senza dover fare troppi click. Un altro strumento particolarmente efficace, se usato con misura, è la newsletter. Non parliamo chiaramente di e-mail promozionali inviate a raffica, ma di un appuntamento regolare con cui lo studio aggiorna i propri contatti su temi di interesse. Se un lettore decide di iscriversi, sa che riceverà aggiornamenti utili. Non si può poi ignorare l’importanza della SEO e dei motori di ricerca. Pertanto è necessario ottimizzare cioè i contenuti in modo naturale, affinché chi cerca informazioni trovi risposte precise. Anche la pubblicità digitale può avere senso, ma solo se impostata con intelligenza. Occorre definire bene il pubblico, selezionare i contesti, mantenere uno stile. Una campagna ben fatta non promette risultati miracolosi, ma invita a informarsi, a scoprire, a conoscere meglio lo studio. Un ulteriore strumento da considerare è LinkedIn per le aziende, che non va confuso con la logica dei social di intrattenimento, perché qui ogni post, ogni commento, ogni interazione deve avere un tono coerente con la professionalità. Non è marketing aggressivo, è reputazione digitale che genera interazione e possibilità di contatto con un pubblico già qualificato.
Uno studio legale allora può generare lead qualificati senza cadere nello spam? Decisamente sì. Non servono promesse roboanti, ma la pazienza di costruire reputazione giorno dopo giorno. Ed è proprio questa pazienza a trasformare un visitatore in un contatto, un contatto in un cliente, un cliente in un ambasciatore dello studio. È un lavoro che chiaramente non si improvvisa, perché richiede competenze diverse e per questo, avere al proprio fianco un partner strategico capace di accompagnare lo studio nella definizione di un’identità digitale solida diventa un valore aggiunto decisivo. Non per sostituirsi al professionista, ma per dargli voce in modo elegante ed efficace, trasformando la competenza legale in un linguaggio capace di attrarre, informare e convincere.
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